martedì 18 marzo 2008

Nascita di un quartiere 1

Il quartiere della Magliana nasce tra la fine del 1969 e l'inizio del 1970 ed è il frutto di una pasante speculazione edilizia. Non è la più grande operazione del genere in quegli anni a Roma. In una città che vedeva, e che vede ancora, l'edilizia tra i settori più importanti della sua economia, esempi speculativi ben più grandi non erano di certo infrequenti.
La speculazione edilizia alla Magliana è stata quella più conosciuta, quella più studiata e discussa, quella più seguita dai mezzi di comunicazione nazionali ed esteri. Questo per una ragione fondamentale; gli abitanti del quartiere, sin dalle loro prime assemblee, iniziarono la lotta contro i costruttori delle case in cui abitavano non solo perchè non ce la facevano ad affrontare affitti troppo alti rispetto ai loro salari, ma anche perchè alcuni di loro, che come operai edili avevano lavorato nei cantieri di Magliana, parlarono subito di irregolarità, di abusività, di mancate sicurezze.
A Roma si erano già verificati episodi di lotta per la casa, ma in nessuna occasione, come alla Magliana, tale momento di opposizione e accompagnato da una "controinformazione" così precisa ed attendibile da portare alla luce tutti i meccanismi con cui tale speculazione era stata prima ideata e dopo realizzata.
L'edificazione di un quartiere nella zona Magliana, un'idea partita nel dopoguerra con il beneplacito di amministrazioni comunali di centrodestra prima e centrosinistra successivamente è la realizzazione di un progetto iniziato negli anni del periodo fascista. Infatti con la decisione nel 1950 di prolungare la via Cristoforo Colombo fino al mare, si rimettono in moto quelle iniziative avviate per l'Esposizione nel 1942. La zona Magliana resta allora l'ultima area completamente disponibile tra quelle che vengono valorizzate dalla ripresa dell'espansione di Roma verso il mare. L'area in questione ha, inoltre, due caratteristiche che sono fondamentali alla riuscita dell'operazione: appartengono per intero, insieme a gran parte della collina sovrastante, ad un solo proprietario, il conte Tournon, e si trova fuori dai confini del Piano Regolatore del 1931.
L'importanza della prima caratteristica è ovvia per quanto riguarda la forza di pressione che poteva essere esercitata e la capacità di controllo sull'interea operazione. Gli aspetti della seconda, che a prima vista poteva sembrare una difficoltà, saranno brillantemente superate dal Comune di Roma.
Infatti nel 1949 gli Uffici capitolini si rivolgono al Ministero dei lavori Pubblici, retto all'epoca da Tupini, per sapere se l'area potesse essere compresa o meno nel Piano Regolatore. Questa la sollecita risposta del Ministero:
"In relazione alla nota suindicata si fa presente che la zona indicata nella unita planimetria con tratteggio color turchino, sebbene non sia colorata con i simboli delle destinazioni edilizie, deve ritenersi compresa entro il perimetro del vigente Piano Regolatore della città".
Ottenuta questa insolita autorizzazione dai Lavori pubblici, la redazione di un Piano Particolareggiato per l'edificazione dell'area Magliana (circa 70 ettari per 40.000 abitanti) non impegna molto i tecnici comunali. Il 24 gennaio 1950, con una relazione di solo due cartelle, viene presentato sempre al Ministero del Lavori pubblici per l'approvazione il Piano Particolareggiato n.123.
Il decreto ministeriale di approvazione non è di certopiù impegnativo della relazione, ma contiene alcune considerazioni che lucidamente prefigurano i risultati finali dell'operazione speculativa. Nella relazione viene infatti affermato che il Piano n.123:
"...appare rispondente alle esigenze di una composizione di un nuovo quartiere e opportunamente armonizzato con il carattere topografico e paesistico della località...".
Si prescrive allora di ridurre l'alt ezza massima degli edifici da 25 metri a 22:
"...onde non sia preclusa la vista della retrostante zona collinare."
Tale prescrizione sembrerebbe scombinare i progetti degli speculatori e dei loro alleati. Con questa prescrizione, invece, ha inizio quella operazione, cosiddetta del reinterro, che permetterà la realizazione di volumi edificati superiori a quelli, già molto alti, previsti dal Piano n.123. Infatti, nell'accogliere le modifiche imposte dal decreto ministeriale, il Comune di Roma introduce anche:
"...il sensibile rialzamento della quota di un tratto di via della Magliana, in modo .... da facilitare ed assicurare il deflusso delle acque di rifiuto, prodotte dalle future abitazioni, in ogni stato di piena del Tevere e del collettore di destra".
Il rialzamento della quota viene esteso a tutta la zona compresa tra via della Magliana ed il Tevere. La quota dovrà essere uguale a quella dell'argine del fiume.
Nessun cenno di tale previsione era presente nella relazione che accompagnava il Piano presentato dal Comune di Roma, nè nel decreto di approvazione da parte del Ministero. Appare molto chiaro, quindi, come il rialzamento delle quote sia stato utilizzato per consentire l'indiscriminato incremento delle altezze dei fabbricati.
(continua)

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